La Torre Scaligera trecentesca sorge su una collina alta 200 metri s.l.m., ha la base di sei metri e si innalza per 17. Per la sua posizione dominante ebbe funzione di avvistamento e fu designata come punto trigonometrico cioè visibile da altri luoghi in maniera inequivocabile, requisito principale: essere appunto un manufatto che ne garantisca la conservazione nel tempo. La torre era stata identificata a tale scopo per misurare le distanze con altri punti durante la stesura della carta d’Italia, a cura dell’Istituto Geografico Militare completata nel 1902.
Ha quattro aperture a bifora sorrette da colonne di mattoni e merli ghibellini agli angoli della copertura, con tegole. Nella cella campanaria sono collocate nove campane, un concerto completo, che viene suonato da premiati campanari che eseguono concerti con metodo veronese. Sul lato Sud ed Ovest sono posizionati gli orologi. Conserva tracce di un leone di San Marco, simbolo della Repubblica Veneziana che dominò su queste terre dal 1405 al 1796. Si dice che facesse parte di una fortificazione con quattro torrioni; in effetti, durante i lavori di sistemazione del terreno ad ovest della stessa torre, fu scoperto un muro antico che collega al vicino edificio, noto con il nome “il Castello”, ora villa Manzati. Il massiccio complesso è ancora dotato ai lati ad Est e Ovest di due torri merlate ed essendo situato in posizione strategica sull’ultima collina morenica che degrada verso la Pianura Padana costituiva un tempo, come la torre, un importante punto di avvistamento. All’interno alcune stanze sono ornate di affreschi settecenteschi con scene agresti.
Accanto alla torre si trova ancora adesso una struttura di proprietà del Comune di Sona che un tempo fu l’abitazione della famiglia di Giuseppe Tacconi, sacrista della parrocchia e campanaro. Attraverso le campane annunciava le celebrazioni liturgiche e suonando le ore scandiva la vita del paese; ora è tutto reso possibile dalla meccanizzazione.